Teatro d'Autorə
ed altri linguaggi
2025/2026
Teatro d’Autorə ed altri linguaggi è la stagione annuale del Florian Metateatro che porta a Pescara spettacoli di teatro contemporaneo di rilievo nazionale, compagnie di ricerca che incentrano il loro lavoro sulle possibilità comunicative ed evocative del teatro o presentano in esclusiva testi di nuova drammaturgia.
a seguire, dopo la prima di ogni spettacolo >> postPLAY_storie di teatri un momento di incontro e dialogo tra lə artistə e il pubblico nel foyer del Florian Espace.
info
_info e prenotazioni
392.0496655 (anche whatsapp) o 085.4224087
_ingresso
intero 12€, ridotto per under30 e convenzioni 10€
_si consiglia la prenotazione!
dove
FLORIAN ESPACE
via Valle Roveto 39, Pescara
programma
gli spettacoli
Trash test
Trash Test è un collaudo distruttivo delle potenzialità dell’AI di produrre materiali teatrabili. Un happening dove, in collaborazione con gli spettatori, si chiede a ChatGPT di produrre tranci di scene, dialoghi e trame sempre nuove, per metterne alla prova all’istante l’efficacia e con la stessa mossa carnevalizzarne ogni pretesa di senso. È la voluttà di riaffermare la priorità del performativo sul letterario. Uno spettacolo clownesco e partecipativo per liberarsi di quel senso di sopraffazione di fronte al ridondante proliferare di contenuti nella rete e all’infinita capacità di produzione testuale delle tecnologie cibernetiche. Trash Test è un teatro che non fa testo, perché gioca a disfare testi, gettandoli nel mezzo dell’arena e facendogli la festa.
L’uomo è ciò che mangia e l’Intelligenza Artificiale è nutrita da 15 anni di web in cui nuotano infinitamente più testi di quanti prodotti nei precedenti tremila di storia umana, geroglifici compresi: diciamo all’incirca 2% Sofocle e Dante, 18% manuali e trattatelli di vario genere e argomento, e 80% esternazioni social come “quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato delle persone che mi tiravano giù” o “se volevo essere solare, nascevo pannello”. Il suo funzionamento statistico fa sì che ChatGPT sia costitutivamente l’apoteosi del mainstream, dunque un ottimo mezzo per smascherare, deformandole con la lente dissacrante di un teatro ruvido e veloce, le combinazioni semantiche, le strutture drammaturgiche e i cliché emotivi che pure, se ben confezionati, ci appassionano, ci commuovono o addirittura, come si dice, ci fanno pensare. Ma anche, e più radicalmente, il gioco punk di Trash Test vuole essere una opportunità per ridicolizzare allegramente l’Ego autorale, la pretesa di chiunque, uomo o macchina, di arrogarsi la paternità di un’opera, e dell’opera di porsi al di fuori dell’infinità dei giochi linguistici, che poi, come diceva Wittgenstein, sono forme di vita. E in definitiva detronizzare la presunzione di ogni intelligenza, naturale o artificiale che sia, di parlare, anziché di essere parlata, e aprire così varchi gioiosi di depensamento comunitario, che è poi un’ottima definizione di quello che dovrebbe essere il comico.
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di e con Andrea Cosentino | assistente alla regia e collaborazione alla drammaturgia Andrea Milano | consulenza artistica Margherita Masè | light designer Massimo Galardini | coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi | assistente all’allestimento Giulia Giardi | cura della produzione Camilla Borraccino e Francesca Bettalli | ufficio stampa Cristina Roncucci | comunicazione Francesco Marini | produzione Teatro Metastasio (Prato)
L'importante è che ci sia qualcuno: Vaduccia
ven 24 e sab 25 ottobre | ore 20.45
«La storia della novantasettenne ebrea che nell’ultimo, estremo scorcio della sua vita,“risvegliandosi” ella da una malattia che le aveva tolto ogni consapevolezza vitale, rendendola pressoché un vegetale, anzi addirittura un minerale (una “pietra” dice di sé medesima, infatti), si trova a dover condividere il quotidiano con un ragazzo arabo piovuto quasi dal cielo, e che, dopo un’iniziale reciproco sospetto, riesce, lei, Vaduccia, vecchia stravagante, piena di pregiudizi, carica degli intoppi emotivi di tutta un’esistenza, non solo a relazionarsi col suo giovanissimo “nemico”, ma a giungere persino alla gioiosa scoperta di provare per lui un sentimento amoroso. Questavicenda, dicevo, la lingua soprattutto con la quale viene tramata (lingua vorticosamente ritmica, lingua puntualmente oggettiva e nello stesso tempo diabolicamente simbolica,) ci ha portato verso la realizzazione di uno spettacolo dove la performance dell’attrice (una straordinaria Maria Luisa Abate) s’avvita con fatale inesorabilità, in un parossismo non solo interpretativo, ma anche “fonico”, andando verso quella “compiutezza” teatrale, che è stata, e che ancora vogliamo continui ad essere, uno dei cardini della ricerca scenica dei Marcido; e qui per “compiutezza” intendo con grande semplicità, soltanto l’immersione totale, senza scampo, senza vie di fuga, nell’estremo“dolore” del doversi confrontare da una parte con la propria inadeguatezza, e dall’altra, con la necessità invece di riuscire a superarsi per regalare al pubblico non già un banale momento di comunicazione narrativa, bensì un forte, caratterizzato momento di comunione sentimentale, come, secondo noi, unicamente l’arte teatrale con la sua canonica, può e deve saper fare. In questodifficile frangente temporale poi, proprio “tale” preciso compito per la Scena è ineludibile, e il Teatro lo deve fortissimamente e assolutamente assolvere, pena…»
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adattamento drammaturgico di Marco Isidori | da “L’amante” di Abraham B. Yehoshua | interprete Maria Luisa Abate | regia di Marco Isidori | produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa 2021 (Torino)
Molto dolore per nulla
per DECLINAZIONI – contro la violenza di genere
ven 14 e sab 15 novembre | ore 20.45
Io sono una donna che ha amato troppo.
Io sono una donna che credeva che senza un partner niente avrebbe avuto senso, io non avrei avuto senso.
L’idea della coppia, dell’amore a tutti i costi condizionavano tutta la mia esistenza, vivevo e amavo con lo scopo di raggiungere un idilliaco e favolistico mondo dove a mio avviso si era al riparo dall’angoscia che ogni tanto mi veniva a trovare, dall’inquietudine che spesso mi scombussolava le giornate, da quel vuoto che mi terrorizzava e che non riuscivo a sopportare, ogni tipo di relazione, sentimentale e non, era caratterizzata dalla paura paralizzante di essere abbandonata. L’altro, qualsiasi altro fosse, era il mio lavoro, da tutelare, proteggere, gratificare, mettere al primo posto. Io non ero importante, a me interessava non essere abbandonata e per questo avrei fatto qualsiasi cosa. Si ripetevano quindi schemi uguali seppur in contesti e modalità diverse, che mi facevano stare molto male e mi facevano sentire sbagliata, difettosa.
Nel 2013 la “dipendenza affettiva” è stata inserita per la prima volta nel DSM-5 ed è stata introdotta come “new addiction”, insieme ad altre dipendenze, al pari di gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenza da internet o da sport. È stato inoltre provato quanto essa riguardi tutti, senza distinzione di alcun tipo, e che ha a che fare con una “educazione relazionale” che è fondamentale per conoscere le macro violenze e anche per riconoscere le micro violenze, le più subdole, che viaggiano nel sotterraneo e che sono tuttavia di per sé già campanello d’allarme che deve indurci all’allontanamento.
Molto dolore per nulla è il racconto dei miei troppi amori troppo amati, intrecciato a storie di persone che negli anni ho incontrato, ascoltato, conosciuto, consolato. Una lista di liste ossessive, come ossessivo è il nodo al cuore (e allo stomaco) di tutta la storia: il bisogno di amore e il terrore di restare soli.
La storia di una ragazza che in nome dell’amore, immaginato e desiderato, è sempre stata disposta e pronta a tragicomici e impavidi slanci, a folli voli che presagivano poco di buono ma da tentare comunque ad ali spiegate e il sorriso sulle labbra.
Fino ad uno in particolare.
Un volo, in tutti i sensi, che ha segnato un punto di svolta e una rinascita.
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di e con Luisa Borini | disegno luci Matteo Gozzi | progetto sonoro Leo Merati | abito Clotilde Official | produzione Atto Due (Sesto Fiorentino) | sostegno ZUT! C.U.R.A Centro Umbro Residenze Artistiche, Strabismi
Spettacolo Vincitore Premio In-Box 2024/2025
L'ultima parola
La recitazione incontra la performance, il passato incontra il presente, l’arte di recitare incontra quella di improvvisare, una pausa artistica (artificiale?) incontra una pausa di riflessione (naturale?), la precisione di una partitura testuale incontra l’imprevedibilità di un’improvvisazione musicale. Un unico spettacolo per due testi diversi, due performance, due monologhi lontanissimi in tutto, che, giocati uno di seguito all’altro come in un dialogo (così Handke ha concepito il suo testo, ancora mai rappresentato in Italia: come un’eco, una risposta al famoso testo di Beckett), permettono un confronto su potere, sovranità narrativa, memoria e trasfigurazione fittizia, dove i confini tra realtà e rappresentazione si confondono.
Chi avrà l’ultima parola? Ma soprattutto: è davvero necessario che qualcuno ce l’abbia?
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L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett e Finché il giorno non vi separi di Peter Handke
regia Barletti/Waas | con Lea Barletti, Werner Waas | musiche originali eseguite dal vivo Luca Canciello | scene e costumi Ivan Bazak | aiuto regia Paolo Costantini | consulenza luci Pasquale Mari | una produzione Barletti/Waas, TPE (Teatro Piemonte Europa), Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Florian Metateatro – Centro di Produzione Teatrale, TD-Berlin | con il sostegno di Goethe Institut Culture Moves Europe / CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Itz Berlin e.V.
Alice
per DECLINAZIONI – contro la violenza di genere
Alice vive con una battaglia nel cuore, nella mente, nella pancia, si nasconde nelle pieghe di quello che non vediamo e grida e batte i piedi per tutto quello che continua a non essere giusto. Alice è una storia, è la storia di tutte, è una strega, una fata, una madre, una puttana. Alice è una donna ma anche un uomo a cui nessuno permette di piangere.
“Ormai sei dappertutto” dicono ad Alice, che della sua battaglia “non c’è più bisogno di parlare”. Ma Alice parla e continua a parlare. Canta le donne, i cavalier, l’arme, gli amori perché è solo cantando che si fa esistere il mondo. Alice è parole e musica. Alice piange, trangugia, digiuna, è tutte noi, è se stessa, è nessuna.
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di e con Alberta Cipriani e Monja Marrone (Ortona)
con la collaborazione del Centro Antiviolenza di Ortona “Donn.è”
Variazioni Ernaux
Je me souviens trois hommes
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dall’opera letteraria di Annie Ernaux | traduzioni Lorenzo Flabbi, Idolina Landolfi | da un’idea di Francesca Fava | drammaturgia e interpretazione Francesca Fava, Arianna Ninchi, Anna Paola Vellaccio | voce fuoricampo Giovanni Orlandi | regia Anna Paola Vellaccio | assistente alla regia Chiara Sanvitale | cura Giulia Basel | luci Andrea Micaroni | fonica Globster | collaborazione ai costumi e agli oggetti Miriam Di Domenico | ufficio stampa Marzia Spanu | foto Mara Patricelli | grafica Clarice | produzione Florian Metateatro Centro di Produzione Teatrale (Pescara)
si ringraziano il Teatro Vascello di Roma, La Casa Internazionale delle Donne di Roma, L’Orma Editore
Destinatario sconosciuto
in occasione della Giornata della Memoria
Siamo nel novembre 1932. L’ebreo Max Eisenstein e il tedesco Martin Schulse, soci in affari a San Francisco e amici fraterni, si separano. Martin torna in Germania con moglie e figli e tra i due comincia uno scambio di lettere su cui si stende ben presto l’ombra nera della storia: nel 1933 Hitler prende il potere e Martin si lascia sedurre dall’ideologia nazista. Martin non cambia atteggiamento nemmeno quando Max, disperato, gli raccomanda di vegliare sulla sorella Griselle, un’attrice austriaca che è stata amante di Martin e che, nonostante gli avvertimenti ricevuti, ha voluto ugualmente recitare a Berlino. Impossibile credere ancora all’amicizia. Questo comportamento porterà a un ribaltamento radicale nei rapporti di forza fra i due protagonisti per un finale “impossibile da dimenticare”.
Un viaggio alle radici dell’odio razziale nazista che, pubblicato per la prima volta in America nel 1938, rappresentò con lucida chiaroveggenza il clima di spietato razzismo in cui maturarono gli orrori dell’Olocausto
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dal romanzo epistolare di Katherine Kressmann Taylor | regia Mario Massari | con Franco Mannella e Mario Massari | luci e fonica Mattia di Martino
Pola. La Città di Pietra prese il Mare
in occasione del Giorno del Ricordo
Ma ci parla anche dell’Italia. Della sua insensibilità di allora e dei decenni che sono seguiti. Gli italiani dell’Istria e della Dalmazia spesso non trovarono neppure quel sostegno solidale e quell’affetto fraterno che il loro lungo, amarissimo calvario meritava. Percepiremo così il grande dramma vissuto nel dopoguerra da quelle terre, da quelle donne e da quegli uomini. Due traumi, inesorabilmente intrecciati: quegli assassinii di cui le foibe sono il simbolo e quell’esodo che fu quasi totale.
“Pola. La Città di Pietra prese il Mare” si prefigge di dare un contributo alla comprensione, anche attraverso l’emozione, di quei fatti così a lungo relegati ai margini della storia e per lo più travisati.
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drammaturgia e regia Giulia Basel | da “Bora. Istria, il vento dell’esilio” di Anna Maria Mori e Nelida Milani | con Giulia Basel, Emanuela D’Agostino, Alessio Tessitore, Anna Paola Vellaccio | musiche dal vivo elaborate ed eseguite alla viola da Irida Gjergji | disegno luci e registrazioni Renato Barattucci | voce fuori campo Massimo Vellaccio | con la partecipazione di Umberto Marchesani, Chiara Sanvitale e di alcunə allievə dei corsi di teatro del Florian | si ringraziano Donatella Bracali e Carlo Cetteo Cipriani | produzioneFlorian Metateatro (Pescara) in collaborazione con ANVGD – Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Lili/Darwin
Una potente storia di trasformazione
per FEMMINILE PLURALE – L'Arte delle Donne
Lili/Darwin ha debuttato al The Tank NYC nell’estate del 2025 e viene presentato in Italia in versione originale (inglese americano) con sopratitoli in italiano, seguito dall’incontro con l’autrice e interprete Darwin Del Fabro e con la regista Meghan Finn.
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di e con Darwin Del Fabro | regia Meghan Finn | produzione The Tank NYC
Alfonsina Corridora
La prima donna al Giro d'Italia
per FEMMINILE PLURALE – L'Arte delle Donne
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con Maria Giulia Campioli, Stefano Garuti, Francesco Grillenzoni
musiche originali dal vivo Stefano Garuti e Francesco Grillenzoni, del gruppo Tupamaros
regia Maria Giulia Campioli
produzione Teatro al Quadrato/Tupamaros
da un’idea di Claudia Bulgarelli
Madame Curie
Elogio dell'invisibile
per FEMMINILE PLURALE – L'Arte delle Donne
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dal romanzo di Sacha Naspini | drammaturgia Simona Arrighi e Luisa Bosi | regia Simona Arrighi | con Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Francesco Mancini e Roberto Gioffrè | creazione sonora Isabelle Surel | disegno luci Roberto Cafaggini | cura dei movimenti Giulio Santolini | costumi Francesca Leoni | assistente alla regia Angelo Castaldo | produzione Atto Due/Murmuris (Sesto Fiorentino)
Teatro d'Autorə
ed altri linguaggi 2025/2026
direzione artistica Giulia Basel, Massimo Vellaccio // staff Emanuela D’Agostino, Umberto Marchesani, Alessandro Vellaccio, Cristiana Di Giovanni, Anna Paola Vellaccio // collaborazione tecnica Fabrizio Pronio // ufficio stampa Cecilia Buccioni // coordinamento comunicazione Chiara Sanvitale // foto e social media Mara Patricelli // responsabile video Alessio Tessitore // progetto grafico Clarice
